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GIOVANNA – 1963

Mio papà morì il 15/02/1988 a 58 anni di fibrosi polmonare.
Da allora mai e poi mai avrei pensato di veder ricomparire nella mia vita questa brutta malattia che devasta il fisico e l’ anima così prepotentemente perchè toglie ciò che è vita: il respiro.
Io feci il mio personale incontro con la “bestia nera” nel lontano marzo 1994. Ero incinta, Elena mia figlia, sarebbe dovuta nascere 20 giorni dopo circa. Una notte mi venne un violento ed insistente attacco di tosse che mi portò in dispnea. Allarmata, mi recai con mio marito all’ospedale dove avevo deciso di partorire. Dopo una radiografia, i medici mi diagnosticarono una bronchite trascurata e la dispnea aggravata dal pancione che ormai premeva sul diaframma. Uno sciroppo, un pò di aerosol e morta lì.
Passarono gli anni, mi continuava la solita tossetta e incosciamente si insinuavano in me i primi dubbi che però assolutamente rifiutavo di prendere in considerazione. Nel marzo 1997 decisi di andare da un carissimo medico, amico di famiglia. Egli auscultandomi il torace percepì che qualcosa non andava. Mi fece fare un rx. Il 07/03/1997, la prima sconvolgente sentenza fu “Giovanna, mi sa che sia come il papà”.
L’allarme di codice rosso arrivò invece prima del voluto. Precisamente al controllo spirometrico dell’ 11/09/2001 (data storica anche per tutto il mondo) i valori erano andati al di sotto del limite di guardia. La pacchia era finita. Da lì il Prof. Santelli iniziò seriamente a parlarmi di trapianto, possibilità che io, in quel momento, rifiutai per paura e perchè non volevo accettare di essere peggiorata fino a quel punto. Dopo avermi convinta, si mise subito in contatto con il “nostro” reparto di Chirurgia Toracica. Incontrai il Prof. Sartori l’08/01/2002, il quale mi tracciò la via che stavo per intraprendere, premettendo subito che non sarebbe stata una passeggiata.
” LA SCALATA DI UNA MONTAGNA E’ FATICOSISSIMA. MA QUANDO ARRIVI IN CIMA, IL PANORAMA E’ INDESCRIVIBILE”
Nello stesso tempo mi diede una forte speranza perchè mi presentavo in condizioni fisiche molto buone che consentivano di avere tempo sufficiente. Dopo l’effettuazione di tutti gli esami, che tutti noi conosciamo, entrai definitivamente in lista d’attesa il 23/04/2002. Nel frattempo il 26/02/2002 avevo iniziato ad usare l’ossigeno. Non dimenticherò mai il giorno che portarono i bombolotti a casa e gli occhi di mio fratello quando mi vide con le cannucce sul naso. Per il momento aveva vinto ancora lei, “la bestia nera”. Da quel momento però, le giurai una dura battaglia.
Da quel giorno io entrai nel tunnel della mia nuova vita. Era buio e la luce non si poteva vedere. Le possibilità di farcela c’erano, ma non la certezza e non la sicurezza di avere la forza di non mollare perchè purtroppo io sapevo come sarebbe evoluta la cosa. L’immagine di mio papà , più sfortunato di me, di quanto ha sofferto non è mai stata così limpida come in quel periodo. Mai e poi mai ho parlato tanto con lui come nei giorni più bui e di maggior sconforto. Per rallegrarmi, mi convincevo, vedendolo sorridermi, che da lassù, da buon organizzatore qual’è sempre stato, aveva già preparato tutto e sapeva che senz’altro sarebbe arrivato al momento giusto per me un organo donato da non si sa chi con un gesto d’amore, di generosità e di altruismo inestimabili.
05/04/2003 – ore 4.00 di sabato mattina. La TELEFONATA ” Signora, sono la dott. ssa Loy , ci è stata segnalata una donatrice compatibile con lei. Io parto per Torino, lei arrivi al Policlinico alle 8.30. ” Ho chiuso gli occhi ed ho visto realmente la luce all’uscita del tunnel.
ore 11.30 – entro in sala operatoria. Mi addormento, malata.
ore 16.00 – domenica 06/04/2003 mi risveglio in rianimazione, guarita
08/04/2003 – salgo in reparto
10/04/2003 – primo pianto di liberazione e di gioia. Magnifico
30/04/2003 – broncoscopia per rigetto. No, non c’è. Rigetto mi evoca la parola rifiuto. Come si fa a rifiutare un dono del genere? Io fin dalle prime ore parlavo ai miei “bambini bianchi” dicendo loro di non far la lotta col nuovo arrivato, ma di giocarci insieme. Mi hanno sempre ascoltato e tuttora mi ascoltano. ( lo stesso non vale per cito, il mio amante focoso, che non mi ha abbandonato per tutto il primo anno; penso di essere diventata famosa in reparto per questo).
02/05/2003 – ore 20.30 ” Signora, può tornare a casa “. Ho percorso il corridoio del reparto senza mai guardarmi indietro. Mi lasciavo alle spalle un periodo della mia vita difficilissimo, la mia nuova vita aveva inizio da lì.
Arrivata a casa, ho inondato di luce e di lacrime tutte le stanze. Non vi dico a rivedere la mia bimba.
E’ per lei , per mio marito, per tutte le persone che mi vogliono bene che ho lottato fino alla fine con
la “bestia nera” Le avevo giurato battaglia fin dall’inizio. Essa aveva già vinto una volta.
1 a 1 PARTITA FINITA.
La mia montagna era diventata una collina. Ora a distanza di quattro anni, è un dosso e la mia vita è Meravigliosa.
Durante l’anno d’attesa ed un pò oltre ho affidato ad un semplicissimo block notes i miei pensieri, le mie emozioni, le mie sensazioni che ve mi venivano in mente a qualsiasi ora della giornata e in qualsiasi momento. Buttate là, ascoltando il mio cuore, per sfogo, talvolta senza forma. Il mio trapianto fu meraviglioso e sono sempre più convinta che qualcosa di miracoloso Lassù in tutto ciò è avvenuto. Potei togliere così il punto di domanda e sostituirlo con una data.

23/04/2002 NIT
05/04/2003 TRAPIANTO

Era che tutto è finito, guai se non avessi iniziato quel libretto. Ancora adesso ogni tanto lo rileggo. Mi aiuta e tenere vivo il ricordo delle sensazioni indescrivibili provate, mi aiuta a non aver più ” paura di avere paura”, mi aiuta a ricordare sempre quanto non ci si rende conto mai abbastanza, quanto vuol dire avere la salute, mi aiuta a ricordare il privilegio che abbiamo noi che abbiamo conosciuto, perchè no, il pensiero della morte di cogliere l’essenza vera delle piccole cose, mi aiuta a ricordare che la vita è bella nonostante tutto perchè è pur sempre la tua vita, mi aiuta a ricordare che è normale avere momenti di cedimento perchè nessuno mai ci ha chiesto di essere dei super uomini, mi aiuta a ricordare di non dar nulla per scontato, il camminare, il parlare, il respirare, mi aiuta a non perder mai la speranza, mi aiuta a ricordare sempre le persone che soffrono più sfortunate di noi, mi aiuta a ricordare che il TRAPIANTO E’ VITA.
Un grazie dal più profondo del cuore a quella donna e alla sua famiglia che con la loro generosità mi hanno ridato la vita.
Un grazie alla nostra insostituibile dottoressa, donna di inestimabile bravura e professionalità.
Un grazie alle preziosissime mani del nostro carissimo Chirurgo
Un grazie ai nostri Pneumologi di fiducia.
Un grazie a tutto il personale del reparto, ineguagliabile nelle sue capacità e dedizione alla “nostra grande famiglia”.
E un grazie a mio papà, al quale dedico questa mia semplice storia.